Martedì 25 novembre, le case d’asta Artcurial e Millon avranno l’onore di presentare all’asta una riscoperta eccezionale: Davide che contempla la testa di Golia di Guido Reni, un’opera magistrale del XVII secolo, scomparsa da oltre due secoli (stima: 2.000.000 - 4.000.000 €).
Questa versione, di rara intensità drammatica, appartenne a Francesco I d’Este, duca di Modena (1610-1658), che la acquistò direttamente dall’artista, e successivamente al principe Eugenio di Savoia (1663–1736), celebre generale dell’Impero, difensore della cristianità e costruttore del palazzo del Belvedere a Vienna.
Alla morte del principe Eugenio, la sua prestigiosa collezione fu in gran parte acquistata in blocco dal nipote Carlo Emanuele III di Savoia e collocata nel suo palazzo reale a Torino. Durante la conquista francese dell’Italia negli ultimi anni del XVIII secolo, il dipinto fu riportato in Francia tra i bagagli del generale Pierre-Antoine Dupont de l’Étang, prima di scomparire per quasi 230 anni, per poi essere oggi riscoperto presso i suoi discendenti.
Veduta incisa del Palazzo del Belvedere a Vienna nel 1734,
dove è esposto David che contempla la testa di Golia di Guido Reni.
Il capolavoro perduto di Guido Reni: un punto di svolta tra classicismo e barocco
Con quest’opera, intorno al 1605-1606, Guido Reni ridisegna la scena pittorica romana. Il tardo manierismo degli allievi di Girolamo Muziano e del Cavaliere d’Arpino è ancora dominante, anche se due correnti realistiche si affermano come avanguardia: il naturalismo drammatico di Caravaggio, già attivo con le cappelle Contarelli e Cesari, e il classicismo equilibrato dei Carracci, autori della volta di Palazzo Farnese.
Il Davide di Reni segna una tappa fondamentale nell’evoluzione stilistica dell’artista, figura di primo piano della scuola bolognese. Il giovane eroe, ritratto con tratti delicati ed eleganza quasi androgina, appare pensoso e composto, lontano da ogni trionfalismo, sottolineando la tensione tra dolcezza e violenza. Pur influenzato da Caravaggio nel realismo crudo della testa di Golia e nel forte chiaroscuro, Reni si distingue per un ideale di bellezza armoniosa, con una composizione equilibrata e una luce diffusa che accarezza le forme. Questo classicismo bolognese, erede dell’Accademia dei Carracci, mira a nobilitare i soggetti religiosi o storici con moderazione formale e elevazione morale. L’opera di Reni riflette la tensione feconda tra i due grandi filoni del Seicento italiano: naturalismo caravaggesco e ideale classico.
Guido RENI (Bologna, 1575–1642)
Davide contempla la testa di Golia
Olio su tela 227 × 145,5 cm
Stima: € 2.000.000 - 4.000.000
Le varianti iconografiche del Davide di Guido Reni
La tela appartiene alla cosiddetta tipologia Créquy, riconoscibile per la testa di Golia rivolta verso l’esterno. Questa classificazione è stata proposta da Corentin Dury, che ha studiato e distinto le varianti dell’iconografia del Davide di Guido Reni. Il nome deriva da Charles III de Créquy, ambasciatore di Luigi XIV a Roma e proprietario della versione oggi conservata al Louvre. La composizione della nostra tela e di quella del museo parigino è quasi identica, con lievi differenze che riflettono la libertà con cui l’artista eseguiva le diverse repliche autografe.
La tipologia La Vrillière, con la testa di Golia rivolta verso l’interno, prende il nome dal collezionista Louis Phélypeaux de La Vrillière, che possedeva la più importante collezione di quadri italiani a Parigi dopo quella del re Luigi XIV, e la versione del Davide oggi riconosciuta come autografa e attualmente conservata al Musée des Beaux-Arts di Orléans. Quest’ultima versione ha dato luogo a copie d’atelier conservate a Firenze (Galleria degli Uffizi), Dresda (Gemäldegalerie Alte Meister) e Osnabrück (Kulturgeschichtliches Museum).
Informazioni pratiche:
Asta : Martedì 25 novembre 2025 - Artcurial
Esposizione: Da venerdì 21 a lunedì 24 novembre 2025 (ore 11:00 – 18:00)
Artcurial, 7 rond-point des Champs-Elysées Marcel-Dassault, 75008 Paris
Expertise: Cabinet Turquin.
----------